L'accesso all'istruzione, alla formazione
professionale e al reinserimento sono limitati e chi svolge una
professione percepisce salari più bassi. I dati del rapporto
dell'Organizzazione internazionale disegnano una realtà negativa: il
tasso di occupazione è sensibilmente limitato rispetto alle persone che
non hanno handicap
- Limitato accesso all'istruzione, alla formazione professionale
e al reinserimento, fino alle differenze salariali rispetto al resto
della popolazione attiva e all'esclusione da alcune professioni. Sono
queste nel mondo le forme più diffuse di discriminazione nel lavoro per
le persone con disabilità secondo quanto afferma un rapporto
dell'Ufficio internazionale del lavoro (Ilo) dal titolo "Uguaglianza nel
lavoro: una sfida continua".
Dalla Svezia agli Usa una realtà comune. Secondo
quanto riporta lo studio, circa il 10% della popolazione mondiale -
ovvero circa 650 milioni di persone - presenta una disabilità fisica,
mentale, sensoriale o intellettuale. Di questi, oltre 470 milioni sono
in età lavorativa. "Secondo i dati disponibili il tasso di occupazione
di queste persone è molto più basso rispetto alle persone che non hanno
disabilità", si legge nello studio. Difficile fare delle stime accurate a
causa delle differenze nelle definizioni nazionali e nei metodi
statistici utilizzati. Negli Stati Uniti, infatti, un'indagine del
dipartimento del Lavoro ha rilevato come le persone con disabilità
abbiano un tasso di disoccupazione del 16,2%, a fronte di un tasso del
9,2% per persone senza disabilità. In Svezia, invece, nel 2008, il 62%
delle persone con disabilità ha un lavoro rispetto al 75% delle persone
non disabili. In generale, però, si nota come le persone con disabilità
abbiano salari più bassi. Negli Stati uniti, nel 2007, il reddito medio
di una persona con disabilità con un lavoro a tempo pieno tutto l'anno
era di 34.200 dollari, rispetto ai 40.700 dollari per le persone senza
disabilità.
Le denunce degli interessati. Discriminazione sul
lavoro che viene messa in evidenza anche dalle denunce presentate dagli
stessi disabili. Durante il 2008-09, la Commissione australiana per i
diritti umani ha ricevuto 980 denunce relative alla disabilità, il 43%
di tutte le denunce ricevute. Il 40% delle denunce relative alla
disabilità sono collegate al lavoro. Oppure il caso canadese dove tra il
2007 e il 2009, 102 casi di discriminazione sul lavoro su un totale di
206 presentati alla Canadian human rights commission (Chrc) erano legati
alla disabilità.
La Banca mondiale: il 20% dei poveri accusa disabilità.
Le Nazioni unite, inoltre, stimano che l'80% delle persone con
disabilità nei paesi in via di sviluppo vive nella povertà, molti dei
quali nelle aree rurali. Secondo la Banca mondiale, inoltre, il 20% dei
poveri del mondo soffre di qualche forma di disabilità. Un importante
passo in avanti della normativa in questa materia è rappresentato
dall'entrata in vigore della Convenzione delle Nazioni unite sui diritti
delle persone con disabilità. Negli ultimi anni, infatti, paesi come il
Mozambico e il Kazakistan hanno adottato o modificato la loro
legislazione del lavoro includendo misure rivolte alle persone con
disabilità. Sono in diversi, però, i paesi che nel tempo si sono dotati
di leggi contro le discriminazioni. Nel 2007, il Cile e la Corea hanno
adottato norme che vietano la discriminazione della disabilità. Altri
paesi, come la Thailandia (2007), Giordania (2007), Spagna (2007),
Etiopia (2008), Malaysia (2008), Cambogia (2009) e Vietnam (2010), hanno
adottato leggi specifiche in materia di diritti delle persone disabili.
Ma i segnali di speranza ci sono. Non mancano,
quindi, i segnali di speranza. In Giamaica, per esempio, nel corso del
2008 e del 2009, il governo ha stanziato 20 milioni di dollari
giamaicani per un progetto destinato a fornire piccoli prestiti a
persone con disabilità che desiderano avviare una propria attività. Nel
Regno Unito, nel 2008, il governo ha invece garantito l'accesso al
Programma di lavoro per 2.000 persone con difficoltà di apprendimento e
1.500 disabili mentali. In Slovenia, nel 2007, sono state inserite in
programmi di formazione professionale il 27% di persone in più rispetto
al 2006. Buoni esempi che vanno ad aggiungersi a quelli in tema di
accessibilità degli ambienti di vita e di lavoro.
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