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mercoledì 22 febbraio 2012

DISCRIMINAZIONE ?

L'accesso all'istruzione, alla formazione professionale e al reinserimento sono limitati e chi svolge una professione percepisce salari più bassi. I dati del rapporto dell'Organizzazione internazionale disegnano una realtà negativa: il tasso di occupazione è sensibilmente limitato rispetto alle persone che non hanno handicap


- Limitato accesso all'istruzione, alla formazione professionale e al reinserimento, fino alle differenze salariali rispetto al resto della popolazione attiva e all'esclusione da alcune professioni. Sono queste nel mondo le forme più diffuse di discriminazione nel lavoro per le persone con disabilità secondo quanto afferma un rapporto dell'Ufficio internazionale del lavoro (Ilo) dal titolo "Uguaglianza nel lavoro: una sfida continua".
Dalla Svezia agli Usa una realtà comune. Secondo quanto riporta lo studio, circa il 10% della popolazione mondiale - ovvero circa 650 milioni di persone - presenta una disabilità fisica, mentale, sensoriale o intellettuale. Di questi, oltre 470 milioni sono in età lavorativa. "Secondo i dati disponibili il tasso di occupazione di queste persone è molto più basso rispetto alle persone che non hanno disabilità", si legge nello studio. Difficile fare delle stime accurate a causa delle differenze nelle definizioni nazionali e nei metodi statistici utilizzati. Negli Stati Uniti, infatti, un'indagine del dipartimento del Lavoro ha rilevato come le persone con disabilità abbiano un tasso di disoccupazione del 16,2%, a fronte di un tasso del 9,2% per persone senza disabilità. In Svezia, invece, nel 2008, il 62% delle persone con disabilità ha un lavoro rispetto al 75% delle persone non disabili. In generale, però, si nota come le persone con disabilità abbiano salari più bassi. Negli Stati uniti, nel 2007, il reddito medio di una persona con disabilità con un lavoro a tempo pieno tutto l'anno era di 34.200 dollari, rispetto ai 40.700 dollari per le persone senza disabilità.
Le denunce degli interessati. Discriminazione sul lavoro che viene messa in evidenza anche dalle denunce presentate dagli stessi disabili. Durante il 2008-09, la Commissione australiana per i diritti umani ha ricevuto 980 denunce relative alla disabilità, il 43% di tutte le denunce ricevute. Il 40% delle denunce relative alla disabilità sono collegate al lavoro. Oppure il caso canadese dove tra il 2007 e il 2009, 102 casi di discriminazione sul lavoro su un totale di 206 presentati alla Canadian human rights commission (Chrc) erano legati alla disabilità.
La Banca mondiale: il 20% dei poveri accusa disabilità. Le Nazioni unite, inoltre, stimano che l'80% delle persone con disabilità nei paesi in via di sviluppo vive nella povertà, molti dei quali nelle aree rurali. Secondo la Banca mondiale, inoltre, il 20% dei poveri del mondo soffre di qualche forma di disabilità. Un importante passo in avanti della normativa in questa materia è rappresentato dall'entrata in vigore della Convenzione delle Nazioni unite sui diritti delle persone con disabilità. Negli ultimi anni, infatti, paesi come il Mozambico e il Kazakistan hanno adottato o modificato la loro legislazione del lavoro includendo misure rivolte alle persone con disabilità. Sono in diversi, però, i paesi che nel tempo si sono dotati di leggi contro le discriminazioni. Nel 2007, il Cile e la Corea hanno adottato norme che vietano la discriminazione della disabilità. Altri paesi, come la Thailandia (2007), Giordania (2007), Spagna (2007), Etiopia (2008), Malaysia (2008), Cambogia (2009) e Vietnam (2010), hanno adottato leggi specifiche in materia di diritti delle persone disabili.
Ma i segnali di speranza ci sono. Non mancano, quindi, i segnali di speranza. In Giamaica, per esempio, nel corso del 2008 e del 2009, il governo ha stanziato 20 milioni di dollari giamaicani per un progetto destinato a fornire piccoli prestiti a persone con disabilità che desiderano avviare una propria attività. Nel Regno Unito, nel 2008, il governo ha invece garantito l'accesso al Programma di lavoro per 2.000 persone con difficoltà di apprendimento e 1.500 disabili mentali. In Slovenia, nel 2007, sono state inserite in programmi di formazione professionale il 27% di persone in più rispetto al 2006. Buoni esempi che vanno ad aggiungersi a quelli in tema di accessibilità degli ambienti di vita e di lavoro.

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