Paula Jane Radcliffe (Davenham, December 17, 1973) world champion in 2005 and marathon world record holder of the specialty. It is women's marathon world record with a time of 2h15'25 ", established in London April 13, 2003. He has won three times in the New York Marathon in 2002 and was awarded the Order of the Radcliffe Britannico.Per tackle the marathon can withstand an impressive number of miles of training. We talk about 210/240 kilometers per week, ie at least 30/35 miles per day. Regarding the last exit long before facing the marathon, the Radcliffe, before establishing the world record of 2.15.25 in April of 2003, has managed to make a great test of running 38 km and 500 meters in 2 hours and 14 minutes. That is to say, continuing on the same step for the remaining 3 km and 700 meters, ending a marathon in 2 hours and 27 minutes!
domenica 4 marzo 2012
I GRANDI DELLA MARATONA : PAULA RADCLIFFE
Paula Jane Radcliffe (Davenham, December 17, 1973) world champion in 2005 and marathon world record holder of the specialty. It is women's marathon world record with a time of 2h15'25 ", established in London April 13, 2003. He has won three times in the New York Marathon in 2002 and was awarded the Order of the Radcliffe Britannico.Per tackle the marathon can withstand an impressive number of miles of training. We talk about 210/240 kilometers per week, ie at least 30/35 miles per day. Regarding the last exit long before facing the marathon, the Radcliffe, before establishing the world record of 2.15.25 in April of 2003, has managed to make a great test of running 38 km and 500 meters in 2 hours and 14 minutes. That is to say, continuing on the same step for the remaining 3 km and 700 meters, ending a marathon in 2 hours and 27 minutes!
sabato 3 marzo 2012
I GRANDI DEL CICLISMO : GINO BARTALI
Gino Bartali (Ponte a Ema, 18 luglio 1914 – Firenze, 5 maggio 2000) Professionista dal 1934 al 1954, vinse tre Giri d'Italia (1936, 1937, 1946) e due Tour de France (1938, 1948), oltre a numerose altre corse tra gli anni trenta-cinquanta.
La carriera di Bartali, più vecchio di Fausto Coppi di cinque anni, fu notevolmente condizionata dalla seconda guerra mondiale, sopraggiunta proprio nei suoi anni migliori.
Soprannominato Ginettaccio, fu grande avversario di Coppi. Leggendaria la loro rivalità, che divise l'Italia nell'immediato dopoguerra (anche per le presunte diverse posizioni politiche dei due). Celebre nell'immortalare un'intera epoca sportiva – tanto da entrare nell'immaginario collettivo degli italiani – è la foto che ritrae i due campioni mentre si passano una bottiglietta durante una salita al Tour del '52.[2]
Da ricordare, in particolare, la sua vittoria al Tour de France 1948, che, a detta di molti, contribuì ad allentare il clima di tensione in Italia dopo l'attentato a Palmiro Togliatti.Nel 1934 vinse la quinta edizione della Coppa Bologna, valida come terza prova del Campionato toscano dilettanti, e con questa vittoria si laureò campione di Toscana.Nel 1936, passò alla Legnano capitanata da Learco Guerra, che, intuite le qualità del nuovo arrivato, si mise al suo servizio come gregario per permettergli il successo alla Corsa rosa di quell'anno; successo che arrivò in modo trionfale, con tre vittorie di tappa. Pochi giorni dopo Bartali pensò seriamente di abbandonare la carriera in seguito alla morte del fratello minore Giulio, avvenuta a causa di un incidente in una gara di dilettanti. L'anno si chiuse con la vittoria nel Giro di Lombardia.
Nel 1937, ormai capitano della Legnano e numero uno del ciclismo Italiano, vinse il suo secondo Giro d'Italia e fu designato per tentare la conquista del Tour de France, vinto solo due volte da un italiano, Ottavio Bottecchia nel 1924 e 1925. Mentre era in maglia gialla, una brutta caduta nel Torrente Colau durante la tappa Grenoble-Briançon, con conseguenti ferite alle costole, ed una grave bronchite, lo costrinsero al ritiro.Nel 1938 trionfò al Tour de France aggiudicandosi anche sette vittorie di tappa.
Nel 1939 vinse la Milano-Sanremo, ma malgrado quattro vittorie di tappa perse il Giro a favore di Giovanni Valetti.Nel 1940 bissò il successo alla Milano-Sanremo e si preparò per cercare di vincere il suo terzo Giro. Nella squadra della Legnano era arrivato un promettente ragazzo alessandrino di nome Fausto Coppi, voluto da Bartali stesso come gregario. Durante la seconda tappa, la Torino-Genova, attardato da una foratura, Bartali cadde e si fece male a causa di un cane che gli tagliò la strada proprio mentre si stava ricongiungendo alla testa della corsa.Eberardo Pavesi, direttore del team, decise allora di puntare su Coppi, che era il meglio piazzato in classifica. All'arrivo della tappa Bartali fece i complimenti a Coppi e si mise al suo servizio, come aveva fatto Guerra con lo stesso Bartali nel 1936.
Proprio su una salita sulle Alpi, Bartali era davanti di poche decine di metri a Coppi, che era alle prese con la classica "cotta" e fortissimi dolori alle gambe. Fausto stava per scendere dalla bici con l'intenzione di lasciare il giro. Bartali se ne accorse, tornò indietro, e ricordandogli i sacrifici fatti, riusci a farlo risalire in bicicletta e gli urlò: "Coppi sei un acquaiolo! Ricordatelo! Solo un acquaiolo!". Bartali intendeva dire che chi non si impegna fino allo spasimo non è un vero ciclista ma soltanto un acquaiolo, cioè un portatore d'acqua, un gregario insomma, e non un campione. A Bartali piaceva mangiare e bere anche prima delle gare, differentemente da Fausto Coppi che stava attentissimo alla dieta.
Coppi alla fine vinse il Giro. La corsa, già disertata dagli stranieri, si chiuse il giorno prima dell'entrata in guerra dell'Italia, e la guerra sancì per cinque anni l'interruzione della carriera per i due campioni.Ripresa la carriera nel 1945, Bartali ormai trentunenne era dato per "finito", mentre Coppi, di cinque anni più giovane, era considerato l'astro nascente (anche se la prigionia in tempo di guerra gli rese difficile la ripresa).
Nel 1946 Bartali vinse il Giro d'Italia, mentre Coppi passato alla "Bianchi" terminò alle sue spalle a soli 47 secondi. Non potendo partecipare al "Tour", precluso agli ex belligeranti, Bartali stravinse il Giro della Svizzera.
Nel 1947, vinse la Milano-Sanremo e perse il Giro d'Italia a favore di Coppi, anche per un banale guasto meccanico. Bissò il successo al Giro della Svizzera, all'epoca la più ricca e prestigiosa tra le corse a tappe del dopoguerra.Il 1948 lo vide in difficoltà per vari motivi nella parte iniziale della stagione e attardato da una caduta al "Giro", terminò solo 8º, osservando la conclusione che portò Coppi al ritiro per protesta per la mancata squalifica di Fiorenzo Magni a causa delle spinte ricevute in salita e che costarono il giro a Ezio Cecchi. Bartali fu quindi l'unico tra i big a poter rappresentare l'Italia al Tour de France (Coppi non si riteneva pronto e Magni non era "gradito" ai francesi per ragioni politiche) e venne designato capitano. Messa in piedi una "squadra da quattro soldi", come era stata definita, si apprestò al più grande trionfo della carriera.
Malgrado la non eccelsa squadra, l'astio dei francesi nei confronti degli italiani, e l'età (con i suoi 34 anni era uno dei più anziani corridri presenti), entrò nella leggenda del Tour. Leggendaria in particolare la sua fuga sulle Alpi che gli consentì di vincere la Cannes-Briançon, attraverso il Colle d'Allos, il Colle di Vars e il Colle dell'Izoard (dove è ricordato con una stele), recuperando gli oltre venti minuti di svantaggio che lo separavano da Louison Bobet. Il giorno successivo vinse nuovamente nella tappa Briançon-Aix-les-Bains, di 263 km, attraverso i colli del Lautaret, del Galibier e della Croix-de-Fer, conquistando la maglia gialla.
Secondo molti, l'impresa di Bartali aiutò a distogliere l'attenzione dall'attentato di cui era stato vittima Palmiro Togliatti, allora segretario del PCI, avvenimento che aveva provocato una grande tensione politica e sociale in Italia, che rischiava di sfociare in una guerra civile.Si dice che siano stati Alcide De Gasperi e Giulio Andreotti a telefonare allo stesso Bartali per incitarlo, chiedendogli un'impresa epica che potesse rasserenare gli animi. Al rientro dalla Francia venne ricevuto dallo stesso De Gasperi, che gli chiese cosa avrebbe voluto in regalo per quell'impresa: Bartali, si racconta, chiese di non pagare più le tasse.Nel 1949 giunse secondo nel Giro d'Italia vinto da Coppi ed aiutò il grande Fausto nella vittoria al Tour de France, giungendo egli stesso secondo.
Nel 1950 vinse una terribile Milano-Sanremo sotto il diluvio e fu costretto al ritiro al Tour mentre lui e Magni conducevano la corsa, causa l'aggressione dei tifosi francesi sul Col d'Aspin.
Quarto nei Tour del 1951 e del 1952, corse come "secondo" di Coppi, vinse a trentotto anni il suo ultimo grande titolo con il Campionato italiano.
Nel 1953, dopo aver vinto a trentanove anni il Giro della Toscana, ebbe un incidente stradale che rischiò di lasciarlo senza la gamba destra per cancrena. Dopo pochi mesi però il toscano rientrò in scena alla Milano-Sanremo. Anche se non colse un grande risultato la folla fu tutta per lui.
A Città di Castello, dove passò diversi mesi da sfollato protetto dalla popolazione, volle concludere la sua attività da professionista,
correndo in un circuito creato apposta per l'occasione nel 1954.
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I GRANDI DELLA MARATONA : PAUL TERGAT

venerdì 2 marzo 2012
campioni di cuore : Jonah Lomu

(Auckland, 12 maggio 1975) è un ex rugbista neozelandese. Si mette in evidenza nella nazionale di Rugby a 7 ed esordisce negli All Blacks a soli 19 anni il 26 giugno 1994 in una partita con i francesi ma è nel mondiale del 1995 che si impone all'attenzione: un ventenne che, grazie alle sue 4 mete nella semifinale contro l'Inghilterra, guida gli All Blacks alla finale persa contro i sudafricani ai tempi supplementari. Per il mondiale del 1995 fu nominato miglior giocatore del torneo e per quello del 1999 risultò primatista di mete realizzate: 8 in 5 partite disputate, di cui due contro la Francia nella celeberrima semifinale che ha visto gli All Blacks come sconfitti. Non era così abile tecnicamente, lasciava anche a desiderare sia sul piano difensivo che sul piano tattico, ma la sua forza fisica unita alla sua velocità (100 metri in 10,8 secondi) formava un'ala praticamente inarrestabile. Difficile da fermare, non di rado lo si poteva vedere puntare la linea di meta e, senza grossi cambi di linea di corsa, arrivare a marcare la segnatura mandando in fumo ogni tentativo di placcaggio. È considerato come la prima superstar del rugby mondiale dall'avvento del professionismo. IL DRAMMA DELLA MALATTIA Alla fine del 1996 gli fu diagnosticata una rara forma di nefrite. Nel maggio del 2003, la New Zealand Rugby Football Union comunicò che Lomu avrebbe iniziato a sottoporsi a tre sedute di dialisi alla settimana, per via del deterioramento delle normali funzioni dei suoi reni. Gli effetti collaterali delle sedute di dialisi hanno causato grossi danni al sistema nervoso tra gambe e piedi, dunque secondo i medici avrebbe rischiato di rimanere sulla sedia a rotelle qualora non si fosse sottoposto ad un trapianto di reni. Il trapianto venne effettuato il 28 luglio del 2004, e presto Jonah annunciò di volersi allenare per tornare a giocare nel 2005. Il ritorno in campo in una partita ufficiale dopo l'operazione avvenne il 10 dicembre 2005 nella partita Rugby Calvisano - Cardiff Blues valida per la Heineken Cup. Sembrava la fine di un incubo, ma non sara’cosi. Da quattro mesi,infatti, Lomu giace in un letto d’ospedale. Ha perso 30 chili e ha bisogno di un nuovo trapianto di rene. Lomu è assistito dalla moglie Nadene e dai due figli, Brayley e Dhyreille: «Sono il motivo per cui non mi arrenderò mai. Il fatto che io ora combatta la malattia li aiuterà in futuro». Sa che questa volta sarà difficile trovare un donatore compatibile. Il suo fisico potrebbe rigettare il trapianto, ma è sereno. «Sono davvero fortunato. Ho vissuto più io in una vita sola di tante persone in sei o sette. Essere umani significa che tutti devono morire prima o poi».
(Auckland, May 12, 1975) is a former rugby player from New Zealand to 15. It is emphasized in the National Rugby League and seven All Blacks debut in just 19 years June 26, 1994 in a game with the French, but is in the World 1995 attracts attention: a twenty-something, thanks to its 4 goals in the semifinal against England, leads the All Blacks lost the final against South Africa in overtime. For the world in 1995 was named best player of the tournament and to that of 1999 resulted in record-holder in goals made: 8 in 5 games played, including two against France in the famous semi-final which saw the All Blacks as losers. It was not so proficient technically, also left to be desired both on the defensive at a tactical level, but his physical strength combined with his speed (100 meters in 10.8 seconds) formed a wing virtually unstoppable. Difficult to stop, not infrequently he could be seen pointing the goal line and, without major changes in the racing line, get to mark the signature by sending in smoke every attempt to tackle. It is considered the first superstar of world rugby since the advent of professionalism. THE TRAGEDY OF THE DISEASE In late 1996 he was diagnosed with a rare form of nephritis. In May 2003, the New Zealand Rugby Football Union announced that Lomu would begin to undergo three dialysis sessions per week, due to the deterioration of the normal functions of his kidneys. The side effects of dialysis sessions have caused great damage to the nervous system between the legs and feet, so the doctors would have risked to remain in a wheelchair if he failed to undergo a kidney transplant. The transplant was performed on July 28, 2004, and soon Jonah announced that she wanted to train to return to play in 2005. The comeback in a competitive match after the operation took place December 10, 2005 in Rugby Calvisano game - Cardiff Blues Heineken Cup seemed valid to the end of a nightmare, but not sara'cosi. For four months, in fact, Lomu is lying in a hospital bed. He lost 30 pounds and needs a new kidney transplant. Lomu was assisted by his wife Nadene and his two sons, and Brayley Dhyreille: "I'm the reason why I will never surrender. The fact that I now will help them fight the disease in the future. " He knows that this time will be difficult to find a compatible donor. His body could reject the transplant, but is serene. "I'm really lucky. I've lived more in one life of many people in six or seven. Being human means that everyone must die sooner or later. "
I GRANDI DELLA MARATONA : Alberto Salazar

Alberto Salazar (Cuba, 7 agosto 1958) è un ex maratoneta statunitense noto per le tre vittorie alla maratona di New York.Salazar iniziò la sua carriera all'High School di Wayland, Massachusetts. Fu campione statale nel cross country nel 1975 e si allenò con Greater Boston Track Club (i cui membri erano fra gli altri Bill Rodgers, Randy Thomas e Greg Meyer). Da là andò alla University of Oregon dove vinse numerose gare All American, fu membro nel 1977 della squadra per la finale del campionato NCAA di cross country, che vinse nel 1978. L'anno successivo fu campione nazionale assoluto della specialità. Giunse terzo ai trials olimpici dei 10,000 metri per le Olimpiadi di Mosca 1980, ma non vi partecipò per il boicottaggio americano.Dal 1980 al 1982 Salazar vinse tre volte consecutivamente la maratona di New York. La sua prima maratona in assoluto, proprio a New York, fu un successo in 2:09:41, secondo tempo americano (dietro Bill Rodgers: 2:09:27 alla maratona di Boston nel 1979). Nel 1981 stabilì apparentemente la miglior prestazione mondiale con 2:08:13, battendo il 2:08:33 dell'australiano Derek Clayton (Anversa, 1969). Però una più accurata misura del percorso lo trovò 148 metri più corto della distanza regolamentare.Nel 1982 vinse la sua prima e unica maratona di Boston dopo quello che venne chiamato "Duel in the Sun" con Dick Beardsley. Salazar vinse dopo uno sprint mozzafiato prima di collassare dopo l'arrivo ed essere ricoverato d'urgenza; gli vennero iniettati sei litri d'acqua perché disidratato. Finì l'anno al primo posto al mondo nel ranking della maratona secondo Track & Field News grazie ai suoi successi a Boston e New York.Ai campionati mondiali di cross country fu secondo nel 1982 e quarto nel 1983. Nello stesso 1983 Salazar batté due volte il record statunitense dei 10km nelle corse su strada, con 28:02 e poi 28:01 rispettivamente alla Americas 10K ed alla Continental Homes 10K. Finì in testa nel North American Road Rankings della rivista Track & Field News. Fu anche campione nazionale dei 10000 metri su pista, vincendo a Craig Virgin il suo secondo titolo (il primo era stato nel 1981). Dall'altro lato però finì ultimo ai campionati mondiali, sofferente di bronchite e per la prima volta fu sconfitto nella maratona, a Rotterdam, dove finì 5°; raccolse lo stesso risultato anche alla maratona di Fukuoka in dicembre.Nel 1984 Salazar fu un membro della squadra statunitense di maratona alle Olimpiadi di Los Angeles, con Pete Pfitzinger e John Tuttle, ed era uno dei favoriti per le medaglie, ma terminò in un deludente 15º posto in 2:14:19.
Dopo numerosi anni di attività, nel 1994 Salazar vinse la prestigiosa Comrades Marathon di 90 km (56 miglia).
Alberto Salazar (Cuba, August 7, 1958) is a former American marathon runner known for three wins in the marathon in New York.Salazar began his career at the High School in Wayland, Massachusetts. He was state champion in cross country in 1975 and trained with the Greater Boston Track Club (whose members were among the other Bill Rodgers, Greg Meyer and Randy Thomas). From there he went to the University of Oregon where he won many races All American, was a member of the team in 1977 for the final of the NCAA cross country championship, which he won in 1978. The following year he was national champion of absolute specialty. He came third at the Olympic trials of 10.000 meters to the Moscow Olympics in 1980, but did not attend to boycott americano.Dal 1980 to 1982 Salazar won three times consecutively to the New York Marathon. His first marathon ever, right in New York, was successful in 2:09:41, second half American (behind Bill Rodgers: 2:09:27 at the Boston Marathon in 1979). Apparently established in 1981 with the World Best Time 2:08:13, beating the Australian Derek Clayton 2:08:33 (Antwerp, 1969). But a more accurate measure of the path found him 148 yards short of the distance regolamentare.Nel 1982 he won his first and only Boston Marathon after what was called "Duel in the Sun" with Dick Beardsley. Salazar won after a breathtaking sprint before collapsing after the finish and be hospitalized, were injected to six liters of water to dehydrated. He finished the year in first place in the world ranking of second Marathon Track & Field News, thanks to his success in Boston and New York.Ai world championships in cross country in 1982 was the second and fourth in 1983. In the same 1983 Salazar beat the American record twice in the 10km road race, with 28:02 and 28:01, respectively, then the Americas 10K and 10K Continental Homes. He finished in the lead in the Rankings of North American Road Track & Field News magazine. He was also a national sample of 10000 meters of track, Craig Virgin won his second title (the first was in 1981). On the other hand, however, ended last world championships, suffering from bronchitis and was defeated for the first time in the marathon, in Rotterdam, where he finished 5 th, picked up the same result in the marathon in Fukuoka in 1984 dicembre.Nel Salazar was a member U.S. marathon team at the Olympics in Los Angeles, with Pete Pfitzinger and John Tuttle, and was one of the favorites for the medals, but ended in a disappointing 15 th place in 2:14:19. After many years of business, in 1994 Salazar won the prestigious Comrades Marathon, 90 km (56 miles).
I GRANDI DEL CICLISMO : LOUIS BOBET

Louis Bobet (Saint-Méen-le-Grand, 12 marzo 1925 – Biarritz, 13 marzo 1983) Ciclista francese professionista dal 1946 al 1962, vinse tre Tour de France e un campionato del mondo, oltre a numerose classiche internazionali.Professionista dal 1946, Bobet si mise in luce nel Tour de France 1948, anno in cui vinse un tappa e fu per nove giorni in maglia gialla, prima di essere definitivamente scalzato da Gino Bartali. La consacrazione definitiva avvenne al Tour de France 1950, in cui conquistò la maglia a pois di miglior scalatore.Bobet vinse il Tour per tre volte consecutive negli anni 1953, 1954 e 1955.Tra le altre vittorie, il Giro di Lombardia e la Milano-Sanremo nel 1951, il Grand Prix des Nations e la Parigi-Nizza nel 1952, i campionati del mondo su strada nel 1954, il Giro delle Fiandre del 1955 e la Parigi-Roubaix nel 1956.Partecipò, insieme ad altri colleghi , al film "Totò al Giro d'Italia".
Morì prematuramente il giorno dopo il suo 58º compleanno.
Louis Bobet (Saint-Meen-le-Grand, March 12, 1925 - Biarritz, 13 March 1983) French professional cyclist from 1946 to 1962, he won three Tour de France and a world championship, in addition to many classic internazionali.Professionista since 1946, Bobet came to the fore in the Tour de France 1948, when he won a stage and was for nine days in yellow jersey, before being finally overthrown by Gino Bartali. The definitive consecration took place at the Tour de France 1950, which won the polka dot jersey of best scalatore.Bobet won the Tour three times in the years 1953, 1954 and 1955.Tra other victories, the Giro di Lombardia and Milan-Sanremo in 1951, the Grand Prix des Nations and the Paris-Nice in 1952, the world championships on the road in 1954, the Tour of Flanders in 1955 and the Paris-Roubaix in 1956.Partecipò, along with other colleagues, the film "Toto in the Tour of Italy ".
He died prematurely on the day after his 58 th birthday.
giovedì 1 marzo 2012
I CAMPIONI DELLA MARATONA : ABELE BIKILA

Abebe Bikila
(Bikila Abebe o Bichila Abbebe; Mout, 7 agosto 1932 – Addis
Abeba, 25 ottobre 1973) Atleta etiope, due volte campione olimpico
nella maratona.Agente di polizia e guardia del corpo personale
dell'imperatore Haile Selassie, Abbebe Bichila (è invalso ormai l'uso di
seguire la norma etiope nominando prima il cognome - Abbebe - e poi il
nome - Bichila -), nato a Mout in Etiopia, divenne un eroe nazionale
dopo aver vinto la medaglia d'oro nella XVII Olimpiade.Ai Giochi della
XVII Olimpiade, svoltisi a Roma nel 1960, Bikila corse e vinse l'intera
distanza della maratona senza scarpe. L'etiope partì senza scarpe per
una precisa scelta tecnica concordata con il suo allenatore, lo svedese
(di origine finlandese) Onni Niskanen. Bikila, divenne il simbolo
dell'Africa che si liberava dal colonialismo europeo, la prima medaglia
d'Oro del continente africano alle Olimpiadi.Quattro anni dopo Bikila si
presentò in condizioni di forma peggiori alle Olimpiadi di Tokyo 1964.
Era stato operato di appendicite sei settimane prima della gara e perse
tempo da dedicare agli allenamenti. In questa occasione gareggiò con le
scarpe, e vinse nuovamente. Bikila divenne il primo campione olimpico a
bissare la vittoria nella maratona, stabilendo anche il miglior tempo
mondiale sulla distanza.Ai Giochi Olimpici estivi del 1968, tenutisi a
Città del Messico, Bikila subì le conseguenze dell'altitudine, degli
infortuni e dell'età. Fu costretto a ritirarsi dalla gara prima della
fine.Nel 1969, Bikila stava guidando nei pressi di Addis Abeba quando
ebbe un incidente. Rimase paralizzato dal torace in giù. Nonostante le
cure e l'interesse internazionale non riuscì più a camminare. Pur
impossibilitato nell'uso degli arti inferiori non perse la forza di
continuare a gareggiare: nel tiro con l'arco, nel ping pong, perfino in
una gara di corsa di slitte (in Norvegia). Partecipò inoltre alle
para-olimpiadi di Heidelberg nel 1972 nel tiro con l'arco. Morì l'anno
successivo, all'età di 41 anni, per un'emorragia cerebrale. Lo stadio
nazionale di Addis Abeba è stato dedicato in suo onore.
Abebe Bikila (Abebe Bikila properly or Bichila Abbebe; Mout, August 7, 1932 - Addis Ababa, October 25, 1973) Ethiopian athlete, twice Olympic champion in maratona.Agente police and bodyguard of Emperor Haile Selassie, Abbebe Bichila ( now it has been customary to use to follow the rule by appointing the first Ethiopian surname - Abbebe - and then the name - Bichila -), born in Mout in Ethiopia, became a national hero after winning the gold medal in the seventeenth Olimpiade.Ai Games of the XVII Olympiad, held in Rome in 1960, Bikila ran and won the full marathon distance without shoes. The Ethiopian went without shoes for a precise technical decision agreed with his coach, the Swede (of Finnish origin) Onni Niskanen. Bikila became the symbol of Africa, which was freed from European colonialism, the first gold medal of the African continent to Olimpiadi.Quattro years after Bikila came in worse conditions as the Tokyo Olympics 1964. Had been operated on for appendicitis six weeks before the race and lost time to devote to training. On this occasion competed with shoes, and won again. Bikila became the first Olympic champion to repeat the victory in the marathon, including setting the fastest time on the World distanza.Ai the 1968 Summer Olympics, held in Mexico City, Bikila suffered the consequences of altitude, injuries and age. He was forced to retire before fine.Nel 1969, Bikila was driving near Addis Ababa when he had an accident. He was paralyzed from the chest down. Despite the care and international interest could not walk anymore. Although prevented the use of the lower limbs did not lose the strength to go on racing: in archery, ping pong in, even in a race of slides (in Norway). Also participated in the para-Olympics in 1972 in Heidelberg archery. He died the following year, at age 41, a cerebral haemorrhage. The national stadium in Addis Abeba was dedicated in his honor.
mercoledì 29 febbraio 2012
CAMPIONI DI CUORE : GIACOMO SINTINI

ALZARE le mani per salutarne ottomila, quelle di un palasport intero che ti abbraccia perché il premio del miglior giocatore, stavolta, è la vita. Giacomo Sintini è tornato al volley: otto mesi dopo aver scoperto di avere un tumore al sistema linfatico, l’alzatore di Villanova di Bagnacavallo domenica è andato a vedere per la prima volta una partita di A1, Modena-Macerata. E ha ricevuto la sorpresa di un applauso infinito, con tanto di striscione improvvisato dai tifosi. «Mi sono commosso, perché non me l’aspettavo. Ero felice di poter rivedere tanti amici, ma non pensavo che sarebbe stato così bello».Giugno 2011, il regista romagnolo, campione d’Europa del 2005 con la nazionale e d’Italia l’anno dopo con la Lube, scopre di essere malato. Ha 32 anni (è nato il 19 gennaio ‘79) e ha appena firmato il contratto con i polacchi dello Jastrzebski Wiegel, ma deve mettere subito l’autografo più sgradito della sua vita sotto una lettera: quella in cui annuncia di doversi fermare per combattere una battaglia più grande. Otto mesi dopo, gli anni sono diventati 33 e lui può dire di aver vinto la partita più importante: «Adesso devo solo sottopormi a controlli periodici, ma so già che tornerò a giocare ad alto livello — racconta Sintini — ci vorrà del tempo, non so quanto e non mi voglio dare una scadenza. Dipende da come reagirà il fisico. Ma sono sicuro di tornare a giocare».
NON E’ IL PRIMO atleta che deve giocare contro il cancro, purtroppo non sarà l’ultimo. Lui lo sa e accetta un doppio ruolo di cui avrebbe fatto volentieri a meno: «Mentre iniziavo a curarmi, studiavo le storie dei campioni che hanno affrontato la malattia, sono guariti e sono tornati in campo. E a loro mi ispiravo. Se oggi posso essere io l’esempio per qualcuno, non solo sono pronto a farlo: credo che sia un mio dovere. Perché in questi mesi in cui mi sono sottoposto a sette cicli di chemioterapia ho conosciuto persone di tutte le età, che affrontano il male con una nobiltà e una dignità incredibili, che aiutano anche gli altri a trovare la forza di combattere». Lo avevano avvisato, che sarebbe stata dura: «Mi hanno curato all’ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia, un luminare dell’ematologia, il professor Brunangelo Falini che è stato anche candidato al Nobel, e poi il dottor Falcinelli e la dottoressa Capponi. Non potrò mai ringraziarli abbastanza, daremo vita a una Onlus per aiutare il reparto. E’ incredibile il senso di fratellanza che si crea tra chi soffre e chi presta le cure con tanto amore».
IL RESTO l’ha fatto la fibra anche morale dell’uomo e dell’atleta: «Sicuramente il fisico mi ha aiutato a sostenere le cure più pesanti, mi è stata utilissima anche la capacità appresa in palestra di accettare i miei limiti, ma senza arrendermi mai. Una mano grossa me l’ha data la fede, a Perugia dove vivo con mia moglie Alessia e mia figlia Carolina, che ha quattro anni, ho avuto tante dimostrazioni di affetto dalla comunità. Se sei da solo, rischi di cedere». Ora c’è un futuro da scrivere: «domenica ho visto la partita dopo aver avuto il permesso dei medici, prima le mie difese immunitarie erano troppo basse. Adesso ricomincerò piano piano a lavorare, ma prima mi faccio una settimana di vacanza con la famiglia. Se lo meritano, dopo troppi mesi brutti chiusi in casa».
RAISE your hands to salutarne eight thousand, those of an entire sports hall that embraces you as the best player award, this time, it's life. James returned to Sintini Volleyball: Eight months later she found she had a tumor in the lymphatic system, the setter of Villanova Bagnacavallo Sunday went to see for the first time a game of A1, Modena Super Bowl. It has received the surprise of an endless applause, complete with a makeshift banner by fans. "I was very moved because I did not expect. I was happy to see so many friends, but I never thought it would be so nice. "June 2011, the director of Romagna, European champion in 2005 with the national team of Italy and a year later with the Lube, turns out to be ill . 32 years old (born 19 January '79) and has just signed a contract with the Poles of Jastrzebski Wiegel, but must immediately put the autograph of his life under the most unwelcome letter: one in which announces having to stop to fight a larger battle. Eight months later, became 33 years and he can say he won the biggest game: "Now I just have to undergo regular checks, but I already know I'll be back to play at a high level - tells Sintini - it will take time, not I know how and I do not want to give a deadline. It depends on how your body reacts. But I am sure to return to play. " NOT 'THE FIRST athlete who must play against the cancer, unfortunately not the last. He knows and accepts a dual role which would have done without: "As I began to treat me, I studied the stories of champions who have faced illness, have recovered and returned to the field. And to them I ispiravo. If today I can be an example for someone, not only are ready to do it: I think it's my duty. Because in recent months in which I submitted to seven cycles of chemotherapy I met people of all ages who face evil with a nobility and dignity incredible, which also help others find the strength to fight. " He had been warned, it would be tough: "I have treated at the hospital Santa Maria della Misericordia in Perugia, a luminary of hematology, Professor Falini Brunangelo which was also nominated for the Nobel, and then Dr. Falcinelli and Dr. Capponi . I can never thank them enough, we build a non-profit organization to help the department. It 'amazing sense of brotherhood that is created between the sufferer and the carer with much love. " THE REST has also made the moral fiber of man and the athlete: "Surely the physicist has helped me to help with recovery heavier, I was also very useful skills learned in the gym to accept my limitations, but without never give up. A big hand gave me the faith, in Perugia where I live with my wife and my daughter Alessia Carolina, who is four years, I have had many demonstrations of affection from the community. If you are alone, risks to surrender. " Now there's a future to write: "On Sunday I saw the match after having permission from the doctors before my immune system was too low. Now start again slowly to work, but before I do a week's holiday with family. They deserve it, after too many bad months locked in the house. "
I GRANDI DELLA MARATONA : DORANDO PIETRI
Dorando Pietri(Correggio, 16 ottobre 1885 – Sanremo, 7 febbraio 1942), è passato alla storia per il drammatico epilogo della maratona alle Olimpiadi di Londra del 1908: tagliò per primo il traguardo, sorretto dai giudici di gara che l'avevano soccorso dopo averlo visto barcollare più volte, stremato dalla fatica. A causa di quell'aiuto fu squalificato e perse la medaglia d'oro, ma le immagini e il racconto del suo arrivo, facendo il giro del mondo e superando la cronaca viva di quei giorni, lo hanno consegnato alla storia dell'atletica leggera.Il 1908 era l'anno delle Olimpiadi di Londra. Dorando Pietri si era preparato per mesi all'evento. Il 7 luglio si guadagnò il posto nella squadra italiana in una maratona di 40 km disputata a Carpi. Vinse in 2 ore e 38 minuti, una prestazione mai ottenuta prima in Italia.La maratona olimpica era in programma pochi giorni dopo, il 24 luglio. Per la prima volta il percorso si snodava su 42,195 km. Alla partenza, davanti al Castello di Windsor, c'erano 56 atleti, tra cui i due italiani Dorando Pietri, maglietta bianca e calzoncini rossi, con il numero 19 sul petto, e Umberto Blasi. Era una giornata insolitamente calda per il clima inglese.
Alle 14.33 la principessa del Galles diede il via. Un terzetto di inglesi si portò subito al comando della corsa, imponendo un'andatura elevata. Pietri si mantenne nelle retrovie, cercando di conservare le energie per la seconda parte di gara. Infatti verso la metà il maratoneta italiano iniziò la sua progressione, rimontando via via numerose posizioni. Al 32º km era secondo, a quattro minuti dal leader della corsa, il sudafricano Charles Hefferon. Saputo che l'atleta di testa era entrato in crisi, Pietri aumentò ancora il ritmo per recuperare il distacco, e al 39º km raggiunse e subito sorpassò il sudafricano.
Mancavano ormai un paio di chilometri all'arrivo, ma Pietri si trovò a fare i conti con l'enorme dispendio di energie effettuato durante la rimonta e la disidratazione dovuta al caldo. La stanchezza gli fece perdere lucidità. Arrivato allo stadio, sbagliò strada. I giudici lo fecero tornare indietro, ma Pietri cadde esanime. Si rialzò con il loro aiuto, ma ormai stremato, faticava a reggersi in piedi da solo.
Era ad appena 200 metri dal traguardo. Gli oltre 75.000 spettatori dello stadio erano tutti in trepidazione per lui. Attorno a lui sulla pista i giudici di gara e persino alcuni medici accorsi per soccorrerlo. Pietri cadde altre quattro volte, ed altrettante fu aiutato a rialzarsi, ma continuò barcollando ad avanzare verso l'arrivo. Quando finalmente riuscì a tagliare il traguardo, sorretto da un giudice e un medico, era totalmente esausto.
Il suo tempo finale fu di 2h54'46"4 su 42,195 km, ma solo per percorrere gli ultimi 500 metri impiegò quasi dieci minuti. Oltre il traguardo svenne e fu portato fuori dalla pista su una barella. Poco dopo di lui arrivò lo statunitense Johnny Hayes. La squadra americana presentò immediatamente un reclamo per l'aiuto ricevuto da Pietri, che venne prontamente accolto. Il carpigiano fu squalificato e cancellato dall'ordine di arrivo della gara.Il dramma di Dorando Pietri commosse tutti gli spettatori dello stadio. Quasi a compensarlo della mancata medaglia olimpica, la regina Alessandra lo premiò con una coppa d'argento dorato.La coppa donata a Pietri dalla regina Alessandra è oggi custodita dalla «Società Ginnastica La Patria 1879» in una cassetta di sicurezza della filiale Unicredit di Carpi nello stesso edificio che fu il "Grand Hotel Dorando". Sul trofeo è incisa questa dedica:
« To Pietri Dorando - In remembrance of the Marathon race from Windsor to the Stadium - July. 24. 1908 From Queen Alexandra. »
THE GREAT MARATHON: Dorando Pietri Dorando Pietri (Correggio, 16 October 1885 - Sanremo, February 7, 1942), is remembered for the dramatic climax of the marathon at the London Olympics in 1908 cut the line first, supported by the judges that they had rescued after saw him stagger several times, exhausted by fatigue. Because of that support was disqualified and lost the gold medal, but the pictures and the story of his arrival, going around the world, surpassing the record of those days alive, handed him over to the history of athletics. The year 1908 was the year of the Olympics in London. Dorando Pietri had prepared for months in the event. On July 7, he earned his place in the Italian team in a 40 km marathon held in Carpi. He won in 2 hours and 38 minutes, a performance never achieved before in Italia.La Olympic marathon was scheduled a few days later, on July 24. For the first time the path wound about 42.195 km. At the start, in front of Windsor Castle, there were 56 athletes, including two Italian Dorando Pietri, white shirt and red shorts, with the number 19 on his chest, and Umberto Blasi. The day was unusually hot for the English climate. At 14:33 the Princess of Wales gave way. A trio of British immediately took command of the race, requiring elevated paces. Pietri was kept in the rear, trying to conserve energy for the second half of the race. Fact, about half the Italian marathon runner started his progression, gradually climbing up several positions. On 32 th km was second, four minutes from the race leader, the South African Charles Hefferon. Learning that the athlete head was in crisis, Pietri further increased the pace to catching up, and reached 39 º km and immediately overtook South Africa. Now missing a couple of kilometers on arrival, but Pietri was found to deal with the enormous amount of energy carried out during the recovery and dehydration due to heat. The fatigue caused him to lose lucidity. Arrived at the stadium, went the wrong way. The judges did go back, but Pietri fell lifeless. He stood up with their help, but now exhausted, struggling to stand alone. It was just 200 meters from the finish. More than 75,000 spectators at the stadium were all in fear for him. Around him on the runway the judges and even some doctors rushed to his aid. Pietri fell four more times, and the same was helped to his feet, staggered but continued to advance towards the destination. When I finally managed to cross the finish line, supported by a judge and a physician, was totally exhausted. His final time was of 2h54'46 "4 of 42.195 km, but only to cover the last 500 meters took almost ten minutes. Besides the goal fainted and was carried off the track on a stretcher. Shortly after him came the American Johnny Hayes. The U.S. team presented a complaint immediately with the help Pietri received, which was promptly accepted. The Carpi was disqualified and removed from the order of arrival of gara.Il drama Dorando Pietri moved all the spectators at the stadium. Almost compensate for the lack of Olympic medal, Queen Alexandra awarded him a silver cup given to Pietri dorato.La cup from Queen Alexandra is now guarded by "The Gymnastics Company 1879 Homeland" in a safe branch of Unicredit Carpi in the same building that was the "Grand Hotel Dorando." The trophy is engraved this inscription: "To Dorando Pietri - In remembrance of the Marathon race from Windsor to the Stadium - July. 24. 1908 From Queen Alexandra."
THE GREAT MARATHON: Dorando Pietri Dorando Pietri (Correggio, 16 October 1885 - Sanremo, February 7, 1942), is remembered for the dramatic climax of the marathon at the London Olympics in 1908 cut the line first, supported by the judges that they had rescued after saw him stagger several times, exhausted by fatigue. Because of that support was disqualified and lost the gold medal, but the pictures and the story of his arrival, going around the world, surpassing the record of those days alive, handed him over to the history of athletics. The year 1908 was the year of the Olympics in London. Dorando Pietri had prepared for months in the event. On July 7, he earned his place in the Italian team in a 40 km marathon held in Carpi. He won in 2 hours and 38 minutes, a performance never achieved before in Italia.La Olympic marathon was scheduled a few days later, on July 24. For the first time the path wound about 42.195 km. At the start, in front of Windsor Castle, there were 56 athletes, including two Italian Dorando Pietri, white shirt and red shorts, with the number 19 on his chest, and Umberto Blasi. The day was unusually hot for the English climate. At 14:33 the Princess of Wales gave way. A trio of British immediately took command of the race, requiring elevated paces. Pietri was kept in the rear, trying to conserve energy for the second half of the race. Fact, about half the Italian marathon runner started his progression, gradually climbing up several positions. On 32 th km was second, four minutes from the race leader, the South African Charles Hefferon. Learning that the athlete head was in crisis, Pietri further increased the pace to catching up, and reached 39 º km and immediately overtook South Africa. Now missing a couple of kilometers on arrival, but Pietri was found to deal with the enormous amount of energy carried out during the recovery and dehydration due to heat. The fatigue caused him to lose lucidity. Arrived at the stadium, went the wrong way. The judges did go back, but Pietri fell lifeless. He stood up with their help, but now exhausted, struggling to stand alone. It was just 200 meters from the finish. More than 75,000 spectators at the stadium were all in fear for him. Around him on the runway the judges and even some doctors rushed to his aid. Pietri fell four more times, and the same was helped to his feet, staggered but continued to advance towards the destination. When I finally managed to cross the finish line, supported by a judge and a physician, was totally exhausted. His final time was of 2h54'46 "4 of 42.195 km, but only to cover the last 500 meters took almost ten minutes. Besides the goal fainted and was carried off the track on a stretcher. Shortly after him came the American Johnny Hayes. The U.S. team presented a complaint immediately with the help Pietri received, which was promptly accepted. The Carpi was disqualified and removed from the order of arrival of gara.Il drama Dorando Pietri moved all the spectators at the stadium. Almost compensate for the lack of Olympic medal, Queen Alexandra awarded him a silver cup given to Pietri dorato.La cup from Queen Alexandra is now guarded by "The Gymnastics Company 1879 Homeland" in a safe branch of Unicredit Carpi in the same building that was the "Grand Hotel Dorando." The trophy is engraved this inscription: "To Dorando Pietri - In remembrance of the Marathon race from Windsor to the Stadium - July. 24. 1908 From Queen Alexandra."
I GRANDI CAMPIONI DEL CICLISMO : LANCE ARMSTRONG

Nato a Plano, Texas, il 18 settembre 1971, Lance Armstrong inizia a soli 13 anni gareggiando in uno degli sport più duri che si conoscano, il Triathlon, nel quale gli atleti compiono lunghi e massacranti chilometri da percorrere a nuoto, poi in sella ad una bici e infine di corsa.
Lance Armstrong decide a 16 anni che la sua professione sarà quella dell'atleta. Conclusi gli studi e conseguito il diploma entra nella squadra nazionale di ciclismo per un progetto olimpico sperimentale, in Colorado Springs. Inizia qui la sua carriera sulle due ruote.
Esordì da professionista nel 1992 chiudendo quattordicesimo nella corsa in linea dei Giochi della XXV Olimpiade di Barcellona e ottenne nello stesso anno la sua prima vittoria, una tappa alla Vuelta a Galicia.
L'anno dopo divenne prima campione nazionale a Filadelfia, poi vinse il Trofeo Laigueglia. L'11 luglio 1993 vinse l'ottava tappa del Tour de France, da Châlons-sur-Marne a Verdun, diventando il più giovane vincitore di tappa nella competizione nel dopoguerra. Tuttavia non concluse la corsa, ritirandosi dopo l'undicesima tappa. A sorpresa in autunno si laureò campione del mondo, vincendo a Oslo, sotto una pioggia battente, in una gara condizionata da molte cadute. In questo periodo visse a Como.
Nell'edizione del 1995 della corsa francese, un suo compagno di squadra, Fabio Casartelli, morì durante la quindicesima tappa, dopo aver battuto violentemente la testa a seguito di una caduta in discesa. Tre giorni dopo, Armstrong vinse la tappa alzando un dito al cielo e dedicando la vittoria allo sfortunato compagno.
La sua carriera venne funestata nell'ottobre del 1996 da un cancro ai testicoli, sconfitto nel 1998; a seguito di ciò è diventato un simbolo della lotta a questa malattia, che sostiene con numerose iniziative, tra le quali la Lance Armstrong Foundation molto nota anche perché finanziata da una sua stessa idea, il braccialetto Livestrong.Tornò alle gare nel 1998 vincendo il Giro del Lussemburgo e arrivando quarto nella classifica finale della Vuelta a España.Detiene il record di vittorie in classifica generale al Tour de France, con sette Tour vinti consecutivamente dal 1999 al 2005 (con il team statunitense US Postal Service, che nel 2005 ha cambiato nome in Discovery Channel). Se si esclude il 2003, in cui sconfisse Jan Ullrich per solo un minuto, Armstrong ha sempre battuto i suoi principali contendenti, come Joseba Beloki e lo stesso Ullrich, con notevole distacco; in totale ha indossato 83 volte la maglia gialla.Il 9 agosto 2009, a Snowmass, si è laureato campione della categoria Cross Country del Colorado.
Nel 2010, in preparazione del Tour de France, corre il Tour de Suisse chiudendo al secondo posto nella classifica generale. Inizia il Tour de France con ambizioni di classifica, dopo il terzo posto ottenuto lo scorso anno. Nell'ottava tappa, però, crolla ed esce di classifica. Prova così a vincere almeno una tappa: nella sedicesima va in fuga con un gruppo di corridori, ma non riesce ad imporsi allo sprint.Conclude il Tour al ventitreesimo posto.
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